Molti imprenditori e familiari di titolari d’impresa hanno firmato fideiussioni bancarie senza rendersi conto delle conseguenze.
In apparenza si tratta solo di una “garanzia”, ma nella realtà significa rispondere con i propri beni personali dei debiti dell’impresa.
Negli ultimi anni, però, la giurisprudenza ha riconosciuto che molte fideiussioni sono illegittime, perché contengono clausole abusive o sono state imposte dalle banche in violazione delle norme antitrust.
Per questo, è possibile chiederne l’annullamento o la nullità, liberandosi da una responsabilità spesso insostenibile.
Cosa sono le fideiussioni bancarie
La fideiussione è un contratto di garanzia con cui una persona — spesso un socio, un familiare o un amministratore — si impegna a pagare alla banca quanto dovuto dal debitore principale, se quest’ultimo non lo fa.
In pratica, il fideiussore “copre” il debito e diventa obbligato in solido, anche con i propri beni personali, per mutui, leasing, affidamenti o prestiti concessi all’impresa.
È uno strumento molto usato nel mondo bancario, ma spesso firmato senza piena consapevolezza delle sue implicazioni.
Quando una fideiussione può essere annullata
Non tutte le fideiussioni sono valide.
La Banca d’Italia, già con il provvedimento del 2005, e numerose sentenze successive hanno dichiarato illegittime molte fideiussioni standardizzate perché redatte sulla base di uno schema concordato tra banche (modulo ABI) che limitava la libertà dei clienti.
Una fideiussione può essere annullata o dichiarata nulla quando presenta:
- Clausole anticoncorrenziali o abusive, come quelle che prevedono la rinuncia preventiva ai diritti del fideiussore (artt. 2 e 3 dello schema ABI 2003).
- Mancanza di proporzionalità, se l’importo garantito è eccessivo rispetto alla capacità economica del garante.
- Violazione del principio di trasparenza, se il fideiussore non è stato informato correttamente dei rischi e degli obblighi assunti.
- Vizi del consenso, in caso di firme ottenute con pressioni o senza spiegazioni chiare da parte dell’istituto bancario.
- Scadenze o rinnovazioni automatiche senza consenso esplicito del garante.
In tutti questi casi, il contratto può essere dichiarato nullo o parzialmente inefficace, liberando il garante da responsabilità patrimoniale.
Come richiedere l’annullamento di una fideiussione
L’annullamento non avviene automaticamente: è necessario agire formalmente contro la banca.
Ecco i passaggi principali:
- Richiedere la copia integrale del contratto di fideiussione e di tutti i documenti collegati.
- Verificare la presenza delle clausole vietate (spesso contenute in articoli specifici come 2, 6 e 8 dello schema ABI).
- Richiedere una perizia legale e finanziaria per accertare la nullità.
- Inviare una diffida formale alla banca, contestando le clausole e chiedendo la revoca della garanzia.
- In caso di mancata risposta, presentare ricorso in tribunale per ottenere la dichiarazione di nullità o l’annullamento.
Molti tribunali italiani, negli ultimi anni, hanno accolto ricorsi di questo tipo, annullando fideiussioni considerate nulle o abusive.
Le conseguenze dell’annullamento
Se una fideiussione viene annullata o dichiarata nulla:
- il garante non è più obbligato a pagare il debito dell’impresa;
- la banca non può agire sui beni personali del fideiussore;
- eventuali azioni esecutive già avviate (pignoramenti o ipoteche) possono essere sospese o revocate;
- il garante può chiedere il risarcimento dei danni subiti.
In alcuni casi, l’annullamento della fideiussione può anche riaprire la trattativa con la banca, portando alla ristrutturazione o riduzione del debito complessivo.
L’importanza di un’assistenza legale specializzata
Contestare una fideiussione bancaria richiede competenze legali e tecniche specifiche.
È necessario saper leggere i contratti, conoscere la giurisprudenza e applicare correttamente le norme antitrust e civilistiche.
Per questo motivo, affidarsi a un consulente esperto in diritto bancario e crisi d’impresa è fondamentale.
Un professionista può:
- verificare se la tua fideiussione è nulla o annullabile;
- bloccare eventuali azioni legali della banca;
- trattare con l’istituto per una soluzione extragiudiziale;
- coordinare la strategia con altre procedure, come composizione negoziata o esdebitazione.
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