La composizione negoziata della crisi è ormai uno strumento effettivamente accessibile anche alle aziende agricole, grazie alle modifiche normative che hanno equiparato gli imprenditori agricoli agli altri imprenditori per l’accesso a questa procedura. Ciò apre nuove possibilità operative, ma serve saperle usare con strategia. In questo articolo esploriamo casi concreti del settore agricolo e le strategie che hanno portato a risultati positivi.
Cosa significa “composizione negoziata” in agricoltura
La composizione negoziata è una procedura volontaria e riservata, che consente all’agricoltore in squilibrio economico-finanziario di avviare trattative con creditori sotto la supervisione di un esperto indipendente. L’azienda agricola mantiene la gestione ordinaria dell’attività; l’esperto media le soluzioni; è possibile richiedere misure protettive per sospendere i pignoramenti o altre azioni esecutive in corso.
In agricoltura, la novità è che questo strumento può essere applicato anche laddove c’è una componente agricola prevalente o integrata con attività commerciale, permettendo di intervenire prima che la situazione degeneri verso procedure giudiziarie.
Un caso concreto: una società agricola che abbiamo seguito
Un caso emblematico è quello di una società agricola che abbiamo seguito in passato. L’azienda era in debito per 800.000 €, con buoni asset (terreni e magazzini), ma con flussi di cassa compressi dalle condizioni del mercato. I soci volevano salvarla, ma non accettavano una liquidazione disordinata.
Ecco come è andata:
- È stata avviata la composizione negoziata: nominato un esperto, si è tentata la rinegoziazione con banche e fornitori.
- Tuttavia, le trattative non hanno portato a un accordo pieno: i creditori non hanno approvato le condizioni, e l’impresa ha dovuto valutare altre vie.
- In questo scenario, la società ha potuto beneficiare della normativa “post negoziazione” che consente di proporre un concordato semplificato liquidatorio (art. 25-sexies del Codice della Crisi) senza voto dei creditori. Ha proposto di vendere gli immobili e ripartire il ricavato secondo le priorità.
- Il tribunale, esaminando la relazione dell’esperto (che certificava che l’offerta era il miglior risultato possibile rispetto all’esecuzione forzata), ha omologato il concordato semplificato. La liquidazione è avvenuta secondo il piano, i creditori hanno recuperato una parte e i soci, che non avevano garanzie personali, non sono stati chiamati al rimborso.
Questo esempio mostra bene come la composizione negoziata possa fungere da “filtro” utile prima di passare a soluzioni più radicali ma protette legalmente.
Strategie che hanno fatto la differenza
- Valutazione realistica e trasparenza
Nei casi di successo, il piano finanziario era basato su valutazioni realistiche: redditi agricoli futuri, possibili investimenti, vendite previste. L’esperto è stato credibile e ha mostrato la capacità dell’azienda di sostenere i nuovi impegni. - Coinvolgimento di creditori chiave fin da inizio
Non si è trattato di proporre un piano agli “esterni”, ma di coinvolgere direttamente le banche principali e i fornitori strategici sin dai primi passi, creando fiducia e apertura al dialogo. - Richiesta tempestiva di misure protettive
In numerosi casi, l’imprenditore agricolo ha richiesto misure giudiziarie che sospendessero le azioni esecutive in corso (pignoramenti, ipoteche), preservando libertà negoziale e margine operativo. - Uso strategico della normativa post negoziazione
Quando la composizione negoziata non porta a un accordo completo, si può ricorrere al concordato semplificato liquidatorio. Questo consente di liquidare il patrimonio aziendale in modo ordinato e sotto il controllo del tribunale, spesso con esito migliore per i creditori rispetto a pignoramenti frammentati. - Coesione del team advisor
Nei casi migliori, consulenti legali, commercialisti e l’esperto hanno lavorato come un unico team, coordinando la strategia e mantenendo coerenza tra piano finanziario e mediazione.
Casi di successo oltre l’agricoltura
Anche in settori diversi, un caso emblematico è quello di una farmacia che ha raggiunto la composizione negoziata con l’operato congiunto dell’esperto, dell’advisor legale e aziendale. Sebbene non agricolo, mostra che la strategia integrata è trasversale: il fattore umano e la credibilità del piano fanno la differenza.
Quando la composizione negoziata può non bastare
Non tutte le situazioni sono adatte: se l’azienda agricola ha debiti eccessivi rispetto al valore patrimoniale, creditori non collaborativi o passività nascoste, la composizione negoziata può funzionare solo parzialmente. In quei casi, è prudente considerare subito anche un piano di liquidazione protetta o un concordato preventivo.
Conclusione e CTA
La composizione negoziata in agricoltura è ormai più di una promessa: è una via operativa e spesso salvifica, purché gestita con rigore e preparazione. I casi reali mostrano che non è un percorso automatico, ma con le strategie giuste si possono ottenere esiti dignitosi, salvare l’attività e tutelare il valore residuo.
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